Piero Gobetti

Torino (1901) -Parigi (1926)

Vita e opere

Piero Gobetti nacque a Torino, il 19 giugno 1901, da una famiglia di piccoli commercianti. Conseguita la maturità classica al liceo Gioberti, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell’ateneo torinese, dove si laureò con Gioele Solari nel 1922 con una tesi sulla filosofia politica di Vittorio Alfieri. Durante i corsi universitari frequentò le lezioni, tra gli altri, di Luigi Einaudi, Gaetano Mosca e Francesco Ruffini. Nel novembre del 1918 fondò, insieme ad altri giovani tra cui la futura moglie Ada Prospero, la rivista «Energie Nove», che chiuderà le sue pubblicazioni nel febbraio 1920. Questo primo tentativo gobettiano, oltre che per gli influssi dell’idealismo di Benedetto Croce e Giovanni Gentile, si caratterizzò per i suoi influssi antigiolittiani e fu debitore dell’ansia rigeneratrice che pervadeva molti giovani influenzati da quanto successo con la Prima guerra mondiale. Successivamente, suggestionato dalla Rivoluzione russa e dal movimento dell’occupazione delle fabbriche, si interessò alle lotte del movimento operaio, a cui guardò, da liberale sui generis, come soggetto capace di liberare una forza politica libera dai compromessi, collaborando come critico teatrale a «L’Ordine Nuovo» di Antonio Gramsci. Nel febbraio del 1922 fondò la rivista «La Rivoluzione Liberale», un periodico che si caratterizzerà soprattutto per l’intransigente battaglia contro il fascismo, definito “autobiografia della nazione” in quanto rappresentazione dei mali storici degli italiani non superati neppure dal periodo delle lotte risorgimentali, da cui subirà aggressioni e sequestri. Nel 1923 fondò una casa editrice che portò il suo nome e che avrebbe pubblicato oltre cento titoli, tra cui la prima edizione di «Ossi di Seppia» del futuro Premio Nobel per la Letteratura Eugenio Montale. Sul finire del 1924, al fine di continuare la battaglia antifascista sotto una prospettiva più culturale e di respiro europeo, fondò «Il Baretti», che continuerà ad uscire per alcuni anni anche dopo la sua morte. Costretto a lasciare l’Italia dove il clima politico successivo al delitto Matteotti si era fatto sempre più irrespirabile, nel gennaio 1926 si recò a Parigi con l’intento di continuare nella capitale francese il suo impegno politico e culturale, ma a causa dei problemi di salute causati dalle bastonature delle squadre fasciste morì nella notte tra il 15 e 16 febbraio del 1926. 

Il pensiero filosofico-religioso

È difficile definire in maniera ultimativa in che modo Piero Gobetti si sia rapportato rispetto al problema religioso. Se si riflette sulla sua azione intellettuale e politico-culturale non è del resto complicato comprendere come egli non sia stato un pensatore sistematico, ma piuttosto un grande organizzatore culturale e un intellettuale impegnato in prima fila nelle principali battaglie politiche degli anni tra il 1918 e il 1926.  L’analisi del suo porsi rispetto al termine religione consente tuttavia di affrontare alcuni degli snodi relativi al suo contributo all’evoluzione dello scenario politico-culturale italiano tra la Grande Guerra e la presa del potere e la costruzione del regime da parte del fascismo, che purtroppo il fondatore di «La Rivoluzione Liberale», riuscì a vedere soltanto nei suoi primi anni, essendo deceduto nella metà del febbraio del 1926.

Il suo modo di affrontare il problema religioso fu prima di tutto condizionato dalla sua formazione idealistica e dalle influenze del vasto mondo dell’antigiolittismo del periodo immediatamente successivo alla Prima guerra mondiale. A questo aspetto bisogna aggiungere quello relativo alla sua concezione particolare del liberalismo e quello connesso ai suoi rapporti con esponenti politici del cattolicesimo a partire da quelli del Partito Popolare di L. Sturzo. Su un piano più legato alla sua visione storica, uno spazio importante deve essere dedicato alla sua riflessione storica sui mali che affliggevano l’Italia dalla mancata Riforma del Cinquecento, oltre che ai ritardi e alle aporie del processo risorgimentale a partire dal ruolo della Chiesa cattolica. Una notevole influenza lo ebbero anche le letture di esponenti dello spiritualismo modernista francese, come L. Laberthonnière di cui tradusse per Vallecchi nel 1922 il primo volume dell’opera Le réalisme chrétien et l’idéalisme grec, o di un filosofo minore come Giovanni Maria Bertini, di cui curò un’edizione dei Saggi Platonici.  Forte fu naturalmente l’influenza dell’attualismo e del pensiero di G. Gentile, nonostante l’attrito fra i due in seguito all’adesione al fascismo del filosofo siciliano, e di B. Croce, il cui pensiero sulla religione fu utilizzato da Gobetti declinandolo in senso politico e rivoluzionario, ovvero come chiave per innescare una nuova etica capace di mutare profondamente lo scenario politico-intellettuale italiano. In questo senso, era particolarmente condizionante anche l’influsso di uno dei suoi autori preferiti, quel V. Alfieri su cui aveva scritto la tesi di laurea, da lui ammirato in quanto aveva riscoperto un cristianesimo delle origini in grado di andare contro quello che era diventato il cattolicesimo, favorendo una nuova energia creativa aliena dai compromessi di qualsiasi potere perché basato su forti principi morali creatori di libertà. Gli scritti del grande drammaturgo e poeta del Settecento piemontese avevano infatti suscitato in Gobetti l’idea che occorresse un nuovo afflato religioso riformatore, all’interno di una nuova dimensione spirituale in grado di divenire collettiva, ispirando un nuovo senso etico per edificare uno stato rinnovato e una nuova classe politica adeguata al processo di rigenerazione. In questo senso, il richiamo alla religione si poté esplicare nella sua visione anche in riferimento ad un soggetto politico peculiare come gli operai che occuparono le fabbriche tra l’estate e l’autunno del 1920; nella lotta di quei lavoratori, Gobetti scorgeva infatti un profilo spirituale e una volontà di sacrificio carichi di religiosità unici nel panorama italiano del primo dopoguerra (Nella tua breve esistenza, 1991, pp. 375-76). La religione gobettiana finiva così per essere una testimonianza di lotta per la libertà delle coscienze, da attuare tramite una fede da intendersi come autonomia dall’acquiescenza e come impegno quotidiano e responsabile contro ogni servitù morale e dello spirito.

Vi è poi un’altra tematica attraverso la quale è possibile comprendere le modalità attraverso cui si compie la riflessione di Gobetti in merito alla questione religiosa, ovvero il suo rapporto rispetto a Don L. Sturzo e al Partito Popolare Italiano. Il giovane torinese intravvide da subito nel sacerdote siciliano il carattere nuovo e laico della sua proposta riformatrice, apprezzando in particolare il tema della riforma etica della politica che il nuovo partito cristiano si portava dietro. Nello specifico, il fondatore di «Energie Nove» vi vedeva quella espressione religiosa in grado di evocare uno spirito di libertà senza condizioni, un nuovo afflato di apertura alla società, come si era visto anche con il sostegno sturziano alla nuova legge proporzionale, capace di suscitare enormi potenzialità in materia di ampliamento degli spazi di libertà per gli italiani in quanto aveva al centro il problema della riforma dello Stato attraverso la partecipazione democratica. A proposito del sacerdote di Caltagirone, incontrato personalmente a Torino il 22 dicembre 1922, e con cui ebbe un non occasionale e denso carteggio, e che scrisse sia per «La Rivoluzione Liberale» sia  per la casa editrice fondata dal giovane torinese, Gobetti usò non a caso la formula di messianico del riformismo, ovvero di politico capace di agire sulle masse e di svilupparne l'impegno civico contribuendo, in parallelo, anche al rinnovamento religioso, oltre che abile nel portare concretezza nelle aule istituzionali. 

Di Sturzo e degli uomini a lui vicini, tra cui il direttore de «Il Popolo», G. Donati, I. Giordani, N. Papafava, V. G. Galati, G. Miglioli, F. L. Ferrari, Gobetti apprezzava il fatto che essi che non si facessero condizionare dal clericalismo e che affermassero la priorità della libertà di coscienza: «Lo Stato non professa un’etica, ma esercita una azione politica. Non rinuncia di fronte a nessuna chiesa, ma non ha bisogno di combatterla come una corrente» (La Rivoluzione Liberale, pp. 24-25). Importante fu anche l’incontro nel 1923 con Giuseppe Gangale e il periodico «Conscientia» che gli diede ulteriori stimoli di riflessione in merito al problema del significato della riforma religiosa in senso protestante. Tale aspetto interessava a Gobetti non tanto sul piano teologico quanto su quello politico-economico, visto nell’accezione libertaria della creazione di un nuovo spirito capitalistico contro la rendita parassitaria del passato.  Rispetto al rapporto fra religione e politica e alle suggestioni riformatrici che egli coglieva tanto in ambito cattolico che protestante, il giovane intellettuale laico era convinto, in sostanza, che gli elementi più avanzati di entrambi i gruppi dovessero recitare un ruolo importante in quel progetto di crescita civile e di creazione di una nuova classe dirigente. Una svolta che si fece più convinta, subito dopo la primavera del 1922, quando si rese più evidente il successo del movimento fascista. Nel quadro della lotta contro Mussolini, egli riteneva indispensabile attribuire un riconoscimento nella lotta per la libertà a quelle componenti del popolarismo e del mondo protestante che si ritrovavano in alcuni principi del liberalismo come la laicità dello stato, il liberismo economico, la tolleranza e il pluralismo nella lotta politica. In proposito, Gobetti vide assai positivamente l’impegno di Sturzo e degli uomini a lui vicini che si collocarono su una posizione di intransigente rifiuto del fascismo e su una linea antigiolittiana, anti-trasformista e con una concezione laica dei rapporti tra Stato e Chiesa, mentre il resto del Partito assumeva posizioni più di attesa che si sarebbero trasformate in coabitazione governativa dopo la marcia su Roma dell’ottobre del 1922. 

Gianluca Scroccu

Bibliografia

Opere principali

  • Scritti politici, a cura di P. Spriano, Torino, Einaudi, 1960.
  • Scritti storici, letterari e filosofici, a cura di P. Spriano, Torino, Einaudi, 1969.
  • Scritti di critica teatrale, a cura di G. Guazzotti e C. Gobetti, Torino, Einaudi, 1974.
  • con Prospero Gobetti A., Nella tua breve esistenza. Lettere 1918-1926, a cura di E. Alessandrone Perona, Torino, Einaudi, 1991.
  • La Rivoluzione Liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia, a cura di E. Alessandrone Perona, con un saggio introduttivo di P. Flores D’Arcais, Torino, Einaudi, 1995.
  • La filosofia politica di Vittorio Alfieri, a cura di A. M. Graziano, Cagliari, Demos editore, 1998.
  • Carteggio (1918-1922), a cura di E. Alessandrone Perona, Torino, Einaudi, 2003.
  • L’editore ideale, Manduria-Roma-Bari, Lacaita, 2006.
  • Risorgimento senza eroi, con uno scritto di C. Azeglio Campi, postfazione di G. Bergami, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2011.
  • L’autobiografia della nazione, a cura di C. Panizza, Fano, Aras edizioni, 2016.
  • Carteggio 1923, a cura di E. Alessandrone Perona, Torino, Einaudi, 2017. 
  • La nostra fede, a cura di G. Fontana, Fano, Aras edizioni, 2021.
  • Carteggio 1924, a cura di E. Alessandrone Perona, Torino, Einaudi, 2023.

Scritti sull’autore e il suo pensiero religioso

  • Bagnoli P., Il metodo della libertà. Piero Gobetti tra eresia e rivoluzione, Reggio Emilia, Diabasis, 2000. 
  • Bergami G., Guida bibliografica degli scritti su Piero Gobetti, 1918-1975, presentazione di N. Bobbio, Torino, Einaudi, 1981.
  • Bobbio N., Italia fedele. Il mondo di Gobetti, Firenze, Passigli, 1986.
  • Gariglio B., Progettare il postfascismo. Gobetti e i cattolici (1919-1926), Milano, Franco Angeli, 2000.
  • Gariglio B. (a cura di), Con animo di liberale. Piero Gobetti e i popolari. Carteggi 1918-1926, Milano, Franco Angeli, 1997.
  • Gervasoni M., L’intellettuale come eroe. Piero Gobetti e le culture del Novecento, Firenze, La Nuova Italia, 2000.
  • Manni F., Laicità e religione in Piero Gobetti, Milano, Franco Angeli, 1986
  • Musté M., Luigi Sturzo e il popolarismo nel giudizio di Piero Gobetti, in, Luigi Sturzo e la democrazia europea, a cura di G. De Rosa, Roma-Bari, Laterza, 1990, pp. 352-363.
  • Pianciola C., Polito P. (a cura di), Perché Gobetti, Manduria-Bari, Lacaita, 1993.
  • Pianciola C., Piero Gobetti. Biografia per immagini, prefazione di N. Bobbio, Cavallermaggiore, Gribaudo, 2001.
  • Polito P., L’utopia della rivoluzione. La rivoluzione liberale di Piero Gobetti, Fano, Aras, 2019.
  • Scroccu G., Piero Gobetti nella storia d’Italia. Una biografia politica e culturale, Milano, Le Monnier/Mondadori Education, 2023.
  • Traniello F., Gobetti, un laico religioso, in Cent’anni. Piero Gobetti nella storia d’Italia, a cura di V. Pazé, Milano, Franco Angeli, 2004, pp. 44-63.