Giovanni Miegge

Savona 1900 - Massello (To) 1961

Vita e opere

Nasce a Savona da una famiglia originaria delle Valli Valdesi, nel Pinerolese. Il padre è ingegnere presso il comune della città ligure, ma muore prematuramente. La famiglia si trasferisce a Torre Pellice, dove Giovanni frequenta il Liceo Valdese, prima di iscriversi, nel 1919, alla Facoltà Valdese di Teologia di Roma. Deve però interrompere la frequenza dopo due anni, a motivo della malattia che lo accompagnerà per tutta la vita e che lo condurrà alla morte. Continua a studiare da autodidatta e nel 1926 si laurea con una tesi su La teologia della salvazione nel pensiero di Gaston Frommel; due anni dopo pubblica la traduzione de La teologia della crisi, di Max Strauch, che presenta in Italia il pensiero del primo Karl Barth. Nel 1927 viene consacrato al ministero pastorale, ma già dal 1924 esercitava tale servizio, come candidato, nella comunità di Massello. Nel 1930, Miegge sposa Ellen (Lina) Pons, di Massello: il loro unico figlio, Mario, nasce nel 1932 e diventerà professore universitario di filosofia. Trasferito ad Aosta, viene nominato, nel 1931, direttore della rivista Gioventù Cristiana, che egli trasforma, da semplice bollettino delle organizzazioni giovanili evangeliche, in uno strumento di dibattito e di presentazione, in Italia, delle correnti più originali del pensiero teologico europeo. Nel 1935 inizia ad organizzare le giornate teologiche dette «del Ciabàs», dal nome della chiesa valdese in val d’Angrogna che li ospita. Sia la rivista, sia i convegni, divengono nei fatti laboratori di riflessione critica, con una marcata, anche se implicita, flessione antifascista e coinvolgono anche figure esterne alla Chiesa valdese, da Lelio Basso ad Adriano Olivetti e Luigi Pareyson. Chiusa dal fascismo e rinata con il nome L’Appello (e con il denaro di Olivetti), la rivista cessa le pubblicazioni nel 1943 e l’eredità sarà raccolta, subito dopo la guerra, da Protestantesimo. Dopo un breve periodo come pastore a Como, viene chiamato alla Facoltà Valdese, ma la salute malferma lo costringe a ritornare in Piemonte. In questi anni lavora alla traduzione italiana del Römerbrief di Barth e al volume su Lutero giovane. Molto significativa è la produzione, che proseguirà fino alla morte, di articoli molto densi, che vanno dal saggio teologico vero e proprio alla meditazione spirituale sulla stampa ecclesiastica: due raccolte di questi testi usciranno postume, a cura di un discepolo di Miegge, Claudio Tron. Dal 1942, il teologo dirige il piccolo giornale della Chiesa valdese, La Luce.

Nel dopoguerra, Miegge è la voce più significativa del protestantesimo italiano, in dialogo sia con il pensiero cattolico, sia con quello laico. Nel 1952, egli torna alla Facoltà Valdese come professore di esegesi; oltre alla menzionata traduzione dell’Epistola ai Romani e alla riedizione del Lutero giovane, entrambe presso Feltrinelli, pubblica diverse opere di rilievo (tra le altre: La vergine Maria, 1950; Per una fede, 1952; L’evangelo e il mito nel pensiero di Rudolf Bultmann, 1956), alcune delle quali tradotte in diverse lingue; riceve quattro lauree honoris causa (Lipsia, St. Andrews, Ginevra, Montpellier), testimonianza di un riconosciuto prestigio. La malattia polmonare che lo affligge lo costringe però, ancora una volta, ad abbandonar l’insegnamento e a ritornare a Massello, dove muore il 30 luglio 1961.

Il pensiero sulla religione

Gli inizi del pensiero di Miegge vanno posti in relazione con Giuseppe Gangale, amico e collaboratore di Piero Gobetti, il quale tenta di introdurre in Italia l’eredità di Calvino e spunti del dibattito europeo sul protestantesimo (Troeltsch, Weber, Thurneysen), attraverso l’editrice Doxa: è in tale sede che Miegge presenta Barth mediante il libro di Max Strauch. La rivista Gioventù cristiana, nel suo insieme, va considerata come l’opera più significativa del giovane Miegge. Essa viene generalmente indicata come organo dei «giovani barthiani», pastori (i più celebri sono i futuri colleghi di Miegge alla Facoltà romana, Valdo Vinay e Vittorio Subilia) e cultori di altre discipline (tra gli altri: i chimici Mario A. Rollier e Giorgio Peyronel, con la moglie, Giovanna Pagliani, petrografa, i giuristi Roberto Jouvenal e Giorgio Peyrot, lo storico Giorgio Spini; molti di loro parteciperanno poi alla Resistenza). Certamente Miegge si ispira a Barth, in consapevole alternativa alla sintesi tra liberalismo e psicologismo religioso che dominava l’insegnamento alla Facoltà valdese, suscitando anche le preoccupazioni della vecchia guardia nei confronti di quanto appare una forma di irrazionalismo pessimista. Gioventù cristiana, tuttavia, mantiene un’ampia libertà e non esita a far conoscere altre voci, per esempio Emil Brunner, in quegli anni oggetto di una polemica assai aggressiva da parte di Barth. Secondo una testimonianza di Giorgio Spini, Miegge si caratterizza come «liberale post-barthiano», il che indica sia l’ispirazione di fondo, sia la grande apertura. La traduzione dell’Epistola ai Romani viene elaborata negli anni Quaranta e circola in gruppi di intellettuali evangelici, cattolici e laico-liberali vicini a Miegge. Verrà pubblicata nel 1962 da Giangiacomo Feltrinelli.

Il libro su Lutero giovane è elaborato sulla base delle sole fonti, senza poter utilizzare la letteratura critica: il risultato è un’opera originale, che mantiene un’attualità storiografica di lungo periodo; essa individua nella teologia della croce da un lato e nell’interpretazione del papato come avversario escatologico dall’altro gli elementi chiave del pensiero di Lutero tra il 1517 e il 1521. Il testo esce nel 1945 presso l’editrice valdese Claudiana, prima di passare anch’esso a Feltrinelli, per poi tornare a Claudiana nel XXI secolo. L’interesse per Lutero continuerà ad esprimersi in diverse traduzioni di opere fondamentali.

Nel 1950, anno nel quale viene proclamato da Pio XII il dogma dell’Assunta, Miegge pubblica La vergine Maria, una storia della riflessione mariana. L’impianto teologico è rigorosamente protestante, ma il tono è pacato e teso a comprendere dall’interno, per quanto possibile, gli sviluppi della fede cattolico-romana e la loro logica. Solo nelle ultimissime righe del libro, Miegge afferma che una futura definizione dogmatica della «corredenzione» da parte di Maria, allora considerata possibile, avrebbe tolto la chiesa di Roma dall’orizzonte cristiano. Tale definizione, però, non ci sarà. Anche negli interventi su Protestantesimo e in quelli di carattere giornalistico (una scelta dei quali è raccolta da Dario Tron in due volumi menzionati in bibliografia), Miegge evita di scendere nella polemica, mantenendo la discussione con Roma a un livello elevato e costruttivo, in un’epoca ancora pre-ecumenica e anche, in ampia misura, antiecumenica.

Il libretto Per una fede (1952) costituisce un vero e proprio invito al cristianesimo. Il fatto che un teologo considerato barthiano si misuri serenamente con il genere letterario classicamente chiamato «apologia» è un ulteriore esempio di libertà spirituale. Il testo, culturalmente aggiornato, dialogico, simpatetico nei confronti del pensiero laico, da Sartre al marxismo, esce per le olivettiane Edizioni di Comunità e costituisce forse (traduzioni a parte) il contributo più importante del teologo. Miegge presenta un cristianesimo aperto, nel quale il radicamento nella tradizione è robusto, ma per lo più implicito: chi legge viene invitato a confrontarsi con un messaggio che non coincide con quello convenzionalmente associato al linguaggio ecclesiastico, bensì intende interloquire con la modernità secolare. Ancora per Comunità esce, nel 1956, L’evangelo e il mito nel pensiero di Rudolf Bultmann. In quegli anni, Bultmann è considerato un eretico dal pensiero protestante di matrice barthiana e un apostata da quello cattolico. Persino le Edizioni di Comunità tolgono il nome di Bultmann dalla copertina (che dunque reca: L’Evangelo e il Mito), relegandolo al frontespizio e corredano il volume di una prefazione non firmata nella quale si rileva che Miegge esprime riserve nei confronti di Bultmann, un po’ come Pio XII, nell’enciclica Humani generis, aveva fatto con la migliore teologia cattolica! In realtà, il testo è un esame certamente critico, ma informato e sereno del pensiero bultmanniano, che non verrà recepito in alcun modo, né dai cattolici, né dai protestanti italiani, fino alla seconda metà degli anni Sessanta.

La profonda unità tra la produzione propriamente accademica e quella di carattere spirituale-meditativo delinea una esistenza teologica a tutto tondo: pastore, esegeta, interlocutore spirituale, predicatore, in un’unità spontanea, che non avverte l’esigenza di sottolineature enfatiche, né di separazioni che spesso vorrebbero salvaguardare un’idea libresca di «scientificità». 

Fulvio Ferrario

Bibliografia

Bibliografia di Giovanni Miegge (aggiornata al 2002) in:

E. Genre, S. Rostagno (a cura di), Una visione della vita e della teologia. Giovanni Miegge (1900-1961), Claudiana, Torino, 2002.

Scritti principali

  • Protestantesimo e spiritualismo, Claudiana, Torre Pellice, 1941, 19652.
  • Lutero giovane, Claudiana, Torre Pellice, 1946; in seguito Feltrinelli, Milano, 1964, 19772; ora Lutero. La vita e il pensiero fino alla Dieta di Worms (1483-1546), Claudiana, Torino, 2008.
  • La Vergine Maria. Saggio di storia del dogma, Claudiana, Torino, 1950, 20084.
  • Per una fede, Edizioni di Comunità, Roma, 1952, poi Claudiana, Torino, 1991
  • L’Evangelo e il Mito nel pensiero di Rudolf Bultmann, Edizioni di Comunità, Roma, 1956
  • Il Sermone sul monte. Commentario esegetico, Claudiana, Torino, 1970 (postumo).
  • Dalla Riscoperta di Dio all’impegno nella società. Saggi teologici, a cura di C. Tron, Claudiana, Torino, 1977 (postumo)
  • Al principio la grazia. Scritti pastorali, a cura di C. Tron, Claudiana, Torino, 1997 (postumo).

Principali traduzioni 

  • M. Strauch, La teologia della crisi, Doxa, Roma, 1928.
  • M. Lutero, La libertà del cristiano, Doxa, Roma, 1931, poi Claudiana, Torino, 1970, 20047, ora in La libertà del cristiano (Lutero, Opere scelte, 13), a cura di P. Ricca, Claudiana, Torino, 2005.
  • K. Barth, L’Epistola ai Romani, Feltrinelli, Milano, 1962; 

Scritti sull'autore

  • Ferrario, F., Zwischen philosophischem Existentialismus und katholischer Theologie. Kleine (Vor)geschichte der Barth Rezeption in Italien, in B. Dahlke, H.-P. Großhans (Hrsg.), Ökumene im Denken. Karl Barths Theologie und ihre konfessionelle Rezeption, Evangelische Verlagsanstalt, Leipzig, 2020, pp. 73-91
  • Genre, E., Rostagno, S. (a cura di), Una visione della vita e della teologia. Giovanni Miegge (1900-1961), Claudiana, Torino, 2002, con contributi di B. Corsani, E. Genre, M. Moegge, E. Rambaldi, P. Ricca, G. Tourn, G. Ruggieri, C. Tron e un inedito di G. Miegge, La confessione riformata, pp. 87-116.
  • Nitti, S., Gioventù Cristiana” e le origini del barthismo in Italia, “Rendiconti dell’Accademia di archeologia Lettere e Belle Arti di Napoli”, 16(1972) pp. 73–106.
  • Rostagno, S., La linea teologica Gangale – Miegge, “Protestantesimo” 47 (1992), pp. 12-25.
  • Rostagno, S., La Facoltà Valdese di Teologia dal 1922 al 1976. Rapporti con la cultura, in M. Belardinelli, P. Stella (a cura di), La comunità Cristiana di Roma. Vol. 3La sua vita e la sua cultura tra età moderna ed età contemporanea, Libreria Editrice Vaticana, Roma, 2002, pp. 415-428.
  • Saccomani, S, Giovanni Miegge. Teologo e pastore, Claudiana, Torino, 2002.
  • Spini, G., L’avventura intellettuale e civile di Giovanni Miegge, “Il Ponte” XVII (1961), pp. 1195-1201.
  • Spini, G., Giovanni Miegge. L’ambiente politico-culturale del tempo in cui si formò il suo pensiero, “Protestantesimo” 47 (1992), pp. 2-11.
  • Vinay, V., Facoltà Valdese di Teologia. 1855-1955, Claudiana, Torino, 1955.
  • Vinay, V., Giovanni Miegge e la sua generazione, “Protestantesimo” XVI (1961), pp. 1-33