Giuseppe Lazzati
Milano, 1909 – Milano 1986
Vita e opere
Alla morte del padre, nel 1926, poté proseguire gli studi solo grazie a borse di studio e lavori amministrativi per l’associazione studentesca “S. Stanislao”, di impostazione ignaziana. Frequentò poi l’Università Cattolica, laureandosi con una tesi su Teofilo d'Alessandria nel 1931. L’anno dopo divenne assistente presso la cattedra del suo maestro, P. Ubaldi; alla morte di questi (1934), proseguì gli studi sotto la guida di E. Bignone, ottenendo nel 1939 la libera docenza in Letteratura cristiana antica. La tesi fu pubblicata nel 1935, mentre i principali lavori anteriori alla libera docenza, influenzati da Bignone, furono pubblicati nel 1938: L’Aristotele perduto e gli scrittori cristiani e l’Introduzione allo studio di Clemente Alessandrino.
Tra il 1934 e il 1943 Lazzati fu anche presidente diocesano della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), mantenendo un rapporto di collaborazione ma non privo di divergenze con il presidente generale dell’associazione L. Gedda. Per Lazzati era essenziale tenere distinte la sfera spirituale da quella delle opere, una questione che diventerà di grande attualità dopo il 25 luglio 1943. Tra 1940 e il 1943 partecipò agli incontri di Casa Padovani, nei quali con G. Dossetti, G. La Pira, A. Fanfani, S. Vanni Rovighi, A. Amorth e G. Bontadini rifletté sul ruolo politico dei cattolici in uno stato democratico. Chiamato alle armi, venne internato come IMI dai tedeschi dopo l'8 settembre: l’esperienza dei lager fu decisiva sulla formazione del suo pensiero. Tornato a Milano nell’agosto del 1945, fu convinto da Dossetti a entrare in politica e nel 1946 fu eletto deputato all’Assemblea costituente. A settembre fu tra i fondatori di Civitas Humana, associazione sorta con l’intento di fornire ai cattolici una seria formazione culturale e religiosa per orientarli verso un deciso riformismo politico e sociale. Dal maggio ‘47 le idee del gruppo furono diffuse dal periodico “Cronache Sociali”, sul quale, da deputato, nel novembre 1948, pubblicò il celebre articolo Azione cattolica e azione politica. L’esperienza politica si esaurì nel ‘53: l’impossibilità di orientare la DC verso posizioni riformiste e la convinzione dell’urgenza di un lavoro di formazione delle coscienze lo spinse ad uscire (per sempre) dal partito.
In seguito si impegnò nell’azione ecclesiale per una crescita del laicato cattolico (l’opuscolo Maturità del laicato è del 1962), in cui fu sostenuto - ma anche intensamente coinvolto - dall’arcivescovo di Milano G.B. Montini, che, tra l’altro, lo chiamò come direttore del quotidiano “L’Italia”. Ottenne la cattedra di letteratura cristiana antica nel 1958, anche se il sovrapporsi delle diaconie ecclesiali tolse spazio alla produzione scientifica: nel 1960 pubblicò Il valore letterario dell’esegesi ambrosiana, ultimo suo volume patristico; l’anno dopo su Studia Patristica uscì un breve ma acuto studio (Ad Diognetum VI, 20: proibizione del suicidio?) in cui reinterpretava un’espressione di quel testo, che riteneva un punto di riferimento per la corretta interpretazione del rapporto cristianesimo-realtà temporali. Eletto Montini al soglio pontificio (Paolo VI), il nuovo arcivescovo di Milano G. Colombo gli affidò per un triennio (1964-1967) la presidenza della giunta diocesana di AC e in questi anni si manifestò la divergenza tra l’impostazione educativa ed ecclesiale militante di GS (improntata don L. Giussani) e quella basata sulla distinzione dei piani dell’AC di Lazzati.
In ambito accademico nel 1965 fu nominato nel Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e nel ‘68, nel pieno delle contestazioni studentesche, divenne rettore dell'Università Cattolica: il suo approccio dialogante ma fermo (ricorse anche ad espulsioni) risultò vincente nella difficile gestione dei rapporti con il Movimento. Venne riconfermato per altri quattro mandati, fino al 1983. Nei tre anni successivi si dedicò con passione ad un’ultima iniziativa, la creazione dell’associazione “Città dell’uomo”: lo scopo era quello di rilanciare un’azione di formazione politica del laicato cattolico al fine di renderlo capace di “pensare politicamente”; il suo ultimo contributo in questa direzione fu racchiuso in tre volumetti - La città dell’uomo; Laicità e impegno cristiano nelle realtà temporali; Per una nuova maturità del laicato -, nei quali i cattolici venivano esortati ad impegnarsi in politica assumendo due atteggiamenti fondamentali: la mediazione culturale e il dialogo.
Ammalatosi di tumore nel 1984, morì due anni dopo e il card. C.M. Martini celebrò i funerali in forma solenne in S. Ambrogio; la salma fu poi traslata all’Eremo di San Salvatore (Erba, Como), luogo prediletto, nel quale per alcuni decenni aveva tenuto incontri e seminari rivolti ai giovani, con grande attenzione al discernimento vocazionale.
Il pensiero filosofico-religioso
In un passo dell’A Diogneto, testo apologetico di ignoto del II secolo, si descrive il modo paradossale con cui i cristiani abitano in mezzo agli altri uomini: “sono nella carne, ma non vivono secondo la carne; dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo” (A Diogneto, V). Si tratta di un testo che Lazzati studiò a lungo e in cui è stato visto un riferimento per lui fondamentale.
Egli non era né filosofo, né teologo: era un docente di Letteratura cristiana antica che si riteneva in primo luogo un educatore; lo sviluppo del suo pensiero e le vicende della sua vita hanno però rappresentato un itinerario che, muovendosi tra teologia e filosofia (in particolare quella politica), è risultato essere originale e particolarmente significativo per il contesto italiano; inoltre l’autorevolezza della sua coerente testimonianza cristiana ha fatto sì che molte delle sue riflessioni siano state tenute in grande considerazione all’interno del dibattito teologico.
Fu per lui decisivo l’incontro con filosofia politica di J. Maritain, in cui vedeva una cornice contemporanea alla “cittadinanza paradossale” dell’A Diogneto: il “primato dello spirituale” si doveva tradurre in un “umanesimo integrale”, in cui l’azione politica dei cristiani fosse guidata dalla dimensione spirituale ma distinta e autonoma da essa, in ragione delle diverse finalità dell’una e dell’altra (la celebre distinzione tra agire da cristiani e agire in quantocristiani). Negli anni tra il 1943 e il 1948 le esperienze di vita di Lazzati lo portano a riflettere su questi concetti e a rielaborarli all’interno del contesto italiano. In particolare nell’agosto del 1943, mentre Gedda si affretta ad offrire a Badoglio uomini di AC per creare un nuovo apparato burocratico obbediente ed efficiente in sostituzione di quello fascista, Lazzati afferma che i giovani di AC dovrebbero continuare il loro “umile, nascosto ma fondamentale lavoro” senza lasciarsi “attrarre dal fascino dell’azione politica”. L’esperienza dei lager consolida e articola queste posizioni: da una parte gli chiarisce (come scriverà in chiusura de Il fondamento di ogni ricostruzione) che il fallimento morale e politico dei cattolici italiani è stato causato dall’aver fatto del cristianesimo una caricatura “e svuotandolo del suo contenuto, riducendolo a pura etichetta, abbiamo fatto bestemmiare il nome di Dio e accusare di inefficacia la sua dottrina, mentre solo noi dovevamo essere accusati di tradimento a Cristo e alla sua dottrina”; dall’altra il confronto serrato con personalità di diversa estrazione culturale presenti nei campi di prigionia, comincia a fargli comprendere che la nuova Italia democratica deve superare anche la proposta maritainiana di una “nuova cristianità” (democratica e pluralista) per approdare ad un’autonomia della politica che, pur restando nel perimetro della morale e dalla teologia determinato dalla gerarchia - spettava infatti ad essa fissare il limite oltre il quale l'azione politica fuoriusciva dall'ambito temporale ed entrava nella sfera morale di propria competenza -, fosse comunque effettiva.
È questo il contenuto centrale dell’articolo Azione cattolica e azione politica, nel quale, riflettendo implicitamente sul ruolo svolto nelle elezioni di aprile dai “comitati civici” di Gedda, Lazzati distingueva con nettezza l’azione spirituale da quella politica (la prima sotto la guida della gerarchia, la seconda sotto la responsabilità personale del laico), giungendo inevitabilmente allo scontro con chi (Gedda e Carretto) pretendeva di riaffermare un controllo associativo sulla DC.
Negli anni successivi alla fine dell’impegno politico, Lazzati si dedica a chiarire l’importanza e il ruolo del laicato cattolico all’interno della chiesa. In particolare egli individua nel paragrafo 31 della costituzione dogmatica Lumen Gentium un nuovo solido appoggio su cui basare il rilancio del ruolo del laicato (“Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”). Egli comunque non riteneva che, perlomeno nella chiesa italiana, il laicato avesse già raggiunto quella maturità e quella consapevolezza del proprio ruolo che riteneva una pre-condizione per aprirsi a prospettive più ampie.
È a partire da questa lettura della realtà ecclesiale italiana emergente a cavallo tra fine anni ’70 e primi anni ‘80 che Lazzati viene spinto ad approfondire nuovamente il nodo “fede e politica”; ed è in questo contesto che prendono corpo le riflessioni in base alle quali egli pone a fondamento del suo appello a “costruire la città dell’uomo a misura d’uomo” (ovvero a dedicarsi alla politica) i concetti di mediazione culturale e di dialogo, attraverso i quali il superamento del modello della nuova cristianità maritainiana è portato a compimento.
Negli anni in cui il mainstream intellettuale esaltava il tramonto delle ideologie, L. afferma con chiarezza che l’ideologia è necessaria, se per essa si intende un quadro di riferimento valoriale che guidi la progettualità e l’azione storico-sociale e che possa essere confrontato con altri quadri, per individuare prassi condivise nella costruzione della città dell’uomo. La pluralità di culture che abitano ed animano la città dell’uomo impone a tutte un continuo e franco confronto: «Lo scopo della presenza cristiana è infatti di cercare insieme, cristiani o no, la maggiore pienezza possibile, nel momento storico in cui avviene la ricerca, di ogni valore umano cui tutti gli uomini, sia pure inconsapevolmente, aspirano e ciò per ordinare, alla luce di quei valori, la migliore possibile strutturazione e gestione della città pensata a servizio dell’uomo, della persona umana. In altre parole si tratta di trovare, con rappresentanti di diverse e opposte culture, il punto comune indispensabile a costruire e gestire la città dell’uomo a misura d’uomo». Dunque la mediazione culturale è questa capacità di individuare punti comuni che matura solo in chi possiede il senso storico: Lazzati resta ovviamente convinto che il quadro valoriale del cristianesimo sia il migliore ma prende atto che esso non si può imporre in alcun modo e dunque occorre saper «discernere i valori temporali realizzabili nella misura possibile di tempo e di luogo in vista di una progrediente loro piena realizzazione in un progresso di maturazione umana che per sé tende a quella pienezza».
Lo strumento per attuare la mediazione culturale è il dialogo, che, se vuole essere sincero ed efficace, deve essere affrontato sapendo che la propria identità e le proprie convinzioni potrebbero essere modificati da esso. I tratti essenziali di un dialogo di questo genere sono per L. la chiarezza («il dialogo suppone ed esige comprensibilità [occorre quindi] rivedere ogni forma del nostro linguaggio: se comprensibile, se popolare, se eletto»), la mitezza («il dialogo non è orgoglioso, non è pungente, non è offensivo […] evita i modi violenti, è paziente, è generoso»), la fiducia («tanto nella virtù della parola propria, quanto nell’attitudine ad accoglierla da parte dell’interlocutore; promuove la confidenza e l’amicizia»), la prudenza («la quale fa gran conto delle condizioni psicologiche e morali di chi ascolta»).
Marcello Malpensa
Biblio-sitografia
Opere principali
Letteratura cristiana antica
[La bibliografia completa dei lavori accademici di L. si trova in Paradoxos politeia. Studi patristici in onore di Giuseppe Lazzati, a cura di R. Cantalamessa e L.F. Pizzolato, Milano 1979; qui si riportano i titoli più importanti]
- Teofilo d’Alessandria, Milano 1935
- L’Aristotele perduto e gli scrittori cristiani, Milano 1938
- Introduzione allo studio di Clemente Alessandrino, Milano 1939
- Gli sviluppi della letteratura sui martiri nei primi quattro secoli. Con appendice di testi, Torino 1956.
- Il valore letterario dell’esegesi ambrosiana, Milano 1960
- La tecnica dialogica nel Simposio di Metodio di Olimpo in Studi dedicati alla memoria di P. Ubaldi, presentazione di A. Gemelli, Milano 1937, pp. 117-124.
- Gli Inni di Sant’Ambrogio in Sant'Ambrogio nel XVI centenario della nascita, prefazione di A. Gemelli, Milano 1940, pp. 307-320.
- Problemi ed orientamenti di letteratura cristiana antica greca, in Problemi ed orientamenti critici di letteratura, a cura di Q. Cataudella, E. Bignone, G. Lazzati, L. Alfonsi, Milano 1948, pp. 115-143;
- Motivi eucaristici nell’opera di S. Ambrogio, in Convivium dominicum. Studi sull'eucarestia nei Padri della Chiesa antica e Miscellanea patristica, Catania 1959, pp. 99-131;
- Ad Diognetum VI, 10: proibizione del suicidio?, in Studia Patristica, 4, Papers presented to the Third International Conference on Patristic Studies, Oxford 21-26 September 1959, ed. by F.L. Cross, Berlin 1961, pp. 291-297
- Ellenismo e cristianesimo. Il primo capitolo dell’apologia di Aristide, in «La Scuola Cattolica», 66 (1938), pp. 35-51.
- Idee per una storia della poesia cristiana, in «La Scuola Cattolica», 69 (1941), pp. 514-526;
- Osservazioni intorno alla doppia redazione delle opere di Prudenzio, in «Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia», (1942), pp. 217-233;
- Leggendo Prudenzio: poesia e morte, in «Vita e Pensiero», 29 (1943), f. 3, pp. 81-85;
- La trasfigurazione della morte in Prudenzio, in «Nuovo Didaskaleion», 1 (1947), pp. 18-27
Scritti ecclesiali e politici
- Il fondamento di ogni ricostruzione, Milano, 1947;
- Maturità del laicato, Brescia, 1962
- La città dell’uomo. Costruire, da cristiani, la città dell’uomo a misura d’uomo, Roma, 1984.
- Laicità e impegno cristiani nelle realtà temporali, Roma, 1985
- Per una nuova maturità del laicato. Il fedele laico attivo e responsabile nella chiesa e nel mondo, Roma, 1986
Scritti spirituali
- Il regno di Dio è in mezzo a voi, 4. Vol., Milano 1976-1979
- La preghiera del cristiano, Roma, 1986
Raccolte di scritti spirituali e politici pubblicati post-mortem
- Chiesa, laici ed impegno storico. Scritti (1947-1965) riediti in memoria, Milano, 1987
- Consacrazione e secolarità (1958-1986), Roma, 1987
- Pensare politicamente I. Il tempo dell'azione politica (1947-1986), Roma, 1988
- Pensare politicamente II. Da cristiani nella società e nello Stato (1967-1986), Roma, 1988
- Vivere la fede. Gli incontri di San Salvatore (1976-1986), Roma, 1997
- Caimi L (a cura di), Laici secondo il Vangelo, Roma 2007
- Botti G.C. (a cura di), Riscoprire la democrazia. Scritti quotidiani di un cristiano laico (1984-1986), Milano 2008
- Formigoni G. (a cura di), Laici cristiani nella città dell'uomo. Scritti ecclesiali e politici 1945-1986, Milano, 2009
Scritti sull'autore e sul suo pensiero
- AA.VV., L’opera e l’insegnamento di Giuseppe Lazzati, Milano 1987
- Alberigo G. (a cura di), Giuseppe Lazzati 1909-1986. Contributi per una biografia, Bologna 2001
- Caimi L., Giuseppe Lazzati. Un laico cristiano nella città dell’uomo, Roma 2015
- Dorini M., Giuseppe Lazzati: gli anni del Lager, Roma 1989
- Formigoni G. Pizzolato L.F., Giuseppe Lazzati e il progetto di Citta dell'uomo, Milano 2002
- Formigoni G., Giuseppe Lazzati e la «nuova classe dirigente» cattolica. Una relazione inedita del 1948, in “Contemporanea”, XV, 3, (2012), pp: 473-492.
- Frigerio L., Lazzati. Il maestro, il testimone, l’amico, Milano 2009
- Malpensa M. - Parola A., Lazzati. Una sentinella nella notte (1909-1986), Bologna 2005
- Margotti M., L’”Italia” di Lazzati. Il quotidiano cattolico milanese agli inizi degli anni ’60, Milano 1993
- Margotti M., Giuseppe Lazzati. Educare nella città, Milano 2001
- Montonati A., Il testamento del capitano. L’avventura cristiana di Giuseppe Lazzati, Milano 1991
- Oberti A., Giuseppe Lazzati per la città dell’uomo, Fossano (Cn) 1997
- Oberti A. (a cura di), Giuseppe Lazzati: vivere da laico. Appunti per una biografia e testimonianze, Roma 1986
- Oberti A. (a cura di), Dossier Lazzati 1-34, Roma 1991-2009 (si tratta di 34 dossier dedicati a molteplici aspetti della vita e del pensiero di Lazzati e curati dal postulatore della causa A. Oberti)
- Oberti A. (a cura di), Giuseppe Lazzati. Aspetti e momenti di una biografia, Roma 1994
- Oberti A. (a cura di), Lazzati, un cristiano nella città dell’uomo, Roma 1996
- Oberti A. (a cura di) Giuseppe Lazzati. Limpido testimone e impareggiabile maestro, Roma 1999
- Oberti A. (a cura di), Lazzati. Tappe e tracce di una vita, a cura di A. Oberti, Roma 2000
- Pazzaglia L., (a cura di), Giuseppe Lazzati (1909-1986) in “Humanitas” 66, n. 2-3 (2011), pp. 391-505
- Pizzolato L.F., Fede e cultura in Giuseppe Lazzati, Milano 2007
- Rizzi M., Tre lettori dell’Ad Diognetum nel XX secolo, Buonaiuti, Pellegrino, Lazzati, in “Rivista di Storia e Letteratura Religiosa”, 27 (1991), pp. 483-495 (rivisto e ampliato in Dossier Lazzati, 16, Roma 1999, pp. 23-37)
- Sesti V., Giuseppe Lazzati. L’itinerario spirituale di un cristiano, Milano 1992
- Turi T., Pensare e agire da “uomini nuovi”. Laicità e laicato nel pensiero di Giuseppe Lazzati, Roma 1990
- Vanzan P., Giuseppe Lazzati. Amare il finito nell’infinito, Roma 2004
- Zunino R., La profezia di Giuseppe Lazzati, Soveria Mannelli (Cz), 1998
Pagine o siti web dedicati
https://www.giuseppelazzati.it
https://www.istitutosecolarecristore.org/
https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-lazzati_%28Dizionario-Biografico%29/
https://www.youtube.com/watch?v=VrZR3dSznfU&t=615s
https://www.youtube.com/watch?v=7N1FToMtn1g
https://www.youtube.com/watch?v=xjulhFmcsiY
https://www.youtube.com/watch?v=DoMuN7D5LLU