Angelo Brelich
Budapest 1913 - Roma 1977
Vita e opere
Nato da madre ungherese e padre fiumano di lingua italiana, Brelich svolse l’infanzia e la prima giovinezza a Budapest, dove all’università ebbe per docenti, tra gli altri, lo storico dell’antichità A. Anföldi e lo studioso di mitologia K. Kerényi. La sua tesi di laurea sulle iscrizioni funerarie romane venne pubblicata in italiano e ottenne visibilità anche al di qua delle Alpi, dove Brelich si trasferì, dopo vari periodi più o meno lunghi, in modo stabile alla fine degli anni Trenta, insieme al fratello, lo scrittore Mario. A Roma divenne assistente di R. Pettazzoni e assiduo collaboratore degli “Studi e materiali di storia delle religioni” da quest’ultimo fondati e diretti. Dopo gli anni di guerra, che svolse richiamato nell’esercito italiano e che comportarono la deportazione in Germania, Brelich tornò a Roma e proseguì la collaborazione con Pettazzoni, per quanto metodologicamente fosse ancora alla ricerca di una propria strada scientifica specifica, che cercasse di temperare, con il distacco del comparativismo storico di Pettazzoni, l’immersione dall’interno in una cultura religiosa determinata, che aveva appreso dallo studio sui miti di Kerényi. I libri degli anni Quaranta, pubblicati in tedesco in Svizzera e dedicati alla religione romana - La divinità tutelare segreta di Roma e Vesta, entrambi del 1949 -, sono comunque ancora soprattutto vicini a Kerényi, in quanto indagano dall’interno una cultura religiosa antica, quella romana appunto, piuttosto che muoversi, come Pettazzoni, in ampie prospettive comparatistiche. Si tratta di lavori che ottennero lusinghieri riconoscimenti, anche se Brelich retrospettivamente li avrebbe giudicati lontani dai propri risultati più maturi. Il successivo definitivo chiarimento delle proprie differenze metodologiche con Kerényi portò al doloroso distacco anche personale con l’antico maestro. Nel frattempo, Pettazzoni era andato fuori ruolo, ma rimaneva nella commissione degli esami di storia delle religioni che Brelich teneva provvisoriamente per incarico. Se prima lo aveva giudicato troppo “irrazionalista”, le dispense delle lezioni e gli altri lavori di Brelich dei pieni anni Cinquanta (tra cui, Tre variazioni romane sul tema delle origini del ’55 e Gli eroi greci del ’58) portarono Pettazzoni a vedere proprio in lui il più degno successore alla propria cattedra romana.
Nel 1958 Brelich divenne così ordinario di storia delle religioni a Roma, mentre nello stesso concorso ottennero l’abilitazione anche E. De Martino, che fu chiamato a Cagliari, e U. Bianchi, chiamato a Messina. Brelich ereditò da Pettazzoni, che morì poco dopo, anche la direzione degli “Studi” e la presidenza della sezione italiana della Associazione internazionale di storia delle religioni (IAHR). Gli anni Sessanta furono per Brelich densi di lavoro sia nell’ambito dell’insegnamento, sia nell’ambito delle pubblicazioni. Una lunga, intensa ricerca sul tema delle iniziazioni portò all’ampio Paides e parthenoi del 1969; dalle dispense universitarie di vari corsi nacque l’Introduzione alla storia delle religioni del ’66; per la Pléiade di Parigi scrisse i Prolegomènes à une Histoire des religions, usciti con ritardo nel 1970; dopo varie traversie editoriali, una densa presentazione de I Greci e gli dei fu pubblicata in olandese nel 1975 (in italiano, postuma, nel 1985). Colleghi più giovani che avevano già cominciato a studiare con Pettazzoni e avevano proseguito con lui, come V. Lanternari e D. Sabbatucci, e studenti che si formarono direttamente da lui (tra essi la giovanissima ma molto promettente G. Garosi, poi tragicamente scomparsa nell’attentato dell’Italicus), ne sviluppavano i metodi di lavoro, ma Brelich si sentiva sempre più a disagio in un mondo accademico di cui faticava a seguire le convenzioni di convenienza (abbandonò anche, dopo meno di un decennio, la presidenza della sezione italiana dell’IAHR). Brelich vide così nel Sessantotto un salutare momento di ridiscussione del mondo accademico tradizionale, ma, retrospettivamente, riscontrò nei movimenti giovanili dell’epoca giuste critiche non supportate da lucide prospettive costruttive (cfr. Brelich 1979, p. 99). Gli ultimi anni furono poi funestati da varie malattie e lutti (tra cui quello citato di Garosi), fino al tumore che lo portò alla morte. Prima di morire, ebbe però occasione di scrivere la propria non convenzionale autobiografia intellettuale, Scienza e vita, di cui Lanternari curò l’edizione postuma, all’interno del volume Storia delle religioni: perché?, che raccoglie alcuni dei suoi principali lavori metodologici. Gli amici e allievi proseguirono in più direzioni i suoi indirizzi storici e metodologici e negli ultimi decenni le sue opere, comprese le dispense universitarie, stanno venendo pubblicate in una nuova edizione collettanea in più volumi.
Il pensiero sulla religione
Le opere sulla divinità tutelare segreta di Roma e su Vesta, in realtà due parti di un unico progetto di ricerca, mostrano un giovane Brelich attento in primo luogo alla lezione di Kerényi, volta a studiare le testimonianze antiche il più possibile con uno sguardo interno alle tradizioni antiche stesse. Questo è quanto Brelich non ha mai cessato di ammirare in tale lezione. Più perplesso egli si mostra già precocemente, invece, con la teoria più generale del mito e del divino che Kerényi intrecciava strettamente allo studio più propriamente storico del mondo antico. Già nel 1940 in una recensione pur molto elogiativa a La religione antica nelle sue linee fondamentali, non a caso, Brelich apprezzava altamente in tale libro di Kerényi “l’interpretazione di scrittori e poeti che rivelano al lettore un mondo sconosciuto nella sua profondità e lo convincono” “di questa nuova esegesi dell’antichità classica”, “forse più”, aggiungeva però, “che non le parti più propriamente teoriche” (ora in Brelich/Kerényi 2011, p. 351). Da un punto di vista teorico-metodologico, del resto, fino alla fine degli anni Quaranta, Brelich era ancora alla ricerca di una propria strada scientifica, come ricorda nell’autobiografia intellettuale e come è testimoniato anche da un ampio scritto preparato per la collana “viola” di Einaudi e poi non più pubblicato per la tragica morte del primo direttore della collana, C. Pavese, nel 1950 (uscirà solo postumo nel 1985). Questo scritto, dal titolo Il cammino dell’uomo, mostra infatti un Brelich che da un lato parte dall’intenso avvertimento di una grave crisi nella cultura moderna e contemporanea e dall’altro cerca, ma fatica a indicare precisamente, vie di uscita razionali a tale crisi. Anche se questo testo venne mal interpretato come un prodotto dell’“irrazionalismo” e del Kulturpessimismus dai nuovi direttori della collana viola (e perciò non pubblicato), si può in realtà vedere affiorare in esso già quell’indirizzo tutt’altro che irrazionalistico che Brelich svolgerà successivamente con sempre maggiore fiducia nei propri mezzi: per esempio quando conclude indicando in una “forma di mente storica” (Brelich 1985, p. 229), che osservi con distacco la crisi contemporanea, una strada per una possibile “civiltà futura”, laddove, fra l’altro - egli aveva detto nel corso del testo - la crisi “moderna” delle religioni non è altro che la prosecuzione di una serie pressoché ininterrotta di altre “crisi” precedenti, all’interno delle quali le stesse diverse religioni erano sorte e si erano sviluppate (“Per la sua autonomia imperfetta in un mondo da cui non può liberarsi ma in cui neanche può più fondersi (...) l’uomo è in una permanente situazione inevasa (...): è un essere in crisi”, Brelich 1985, p. 63).
La riflessione metodologica sulla storia delle religioni di Brelich si maturerà nel corso degli anni Cinquanta proprio nel segno del più rigoroso distacco della scientificità storica razionale dal proprio oggetto di studio, le religioni, in se stesse invece, egli sottolinea, più irrazionali che razionali. All’interno di questo percorso, Brelich giungerà a vedere nel metodo storico comparativo di Pettazzoni proprio uno strumento di distacco razionale rispetto agli oggetti religiosi, mentre, parallelamente, accuserà Kerényi di mantenere un rapporto irrisolto tra la razionalità storica del proprio metodo scientifico, da un lato, e un coinvolgimento non scientifico verso l’oggetto irrazionale del proprio studio, dall’altro (cfr. Brelich 1956, p. 7: “Oggetti di studio da parte del pensiero razionale, arte e religione condividono il carattere irrazionale che le contraddistingue e che, se non deve contaminare la severità logica degli studi, d'altra parte deve costringere questi a rendersi conto della sua natura specifica”). Se Brelich intendeva mantenere il dissidio solo sul piano scientifico, e non certo su quello umano, Kerényi vide invece nelle critiche di uno dei suoi allievi prediletti un tradimento fatto più per motivazioni politiche che scientifiche, data la diffusa presenza del materialismo storico nella cultura politica italiana dell’epoca. Brelich continuò però a suo modo a seguire quella che gli sembrava la parte migliore dell’insegnamento di Kerényi, ossia lo studio dei “mondi sconosciuti” antico greco e latino, fatto dall’interno delle loro culture: ciò è però eseguito da Brelich - ecco la differenza che egli sottolinea con il suo primo maestro - non per cercare in tali mondi una eterna o “assoluta” esemplarità, bensì per sottolinearne la storicità determinata, negli aspetti o simili o differenti sia tra loro che rispetto ad altre forme religiose precedenti, coeve o successive (cfr. Brelich 1955, Brelich 1958, Brelich 1961, Brelich 1969, Brelich 1975). L’analisi degli specifici fenomeni storici, nel contesto di una comparazione rigorosamente razionale, si trova anche nell’Introduzione alla storia delle religioni ed è al centro della metodologia esposta nei Prolegomènes. Brelich sottolinea che ogni definizione generale di “religione” comporta il rischio di proiezioni dalla propria cultura sulle altre, laddove non solo tale termine non si ritrova in molte lingue attuali non occidentali o nelle lingue antiche (egli sottolinea, per es., il differente uso di religio da parte degli antichi Romani rispetto a quanto si intende per “religione” nelle odierne lingue occidentali), ma anche il contenuto semantico di esso all’interno delle moderne lingue occidentali è cambiato non poco a seconda dei periodi (ogni aspetto di una cultura è connesso con tutti gli altri e ogni definizione concettuale vale in modo compiuto solo all’interno di ogni cultura specifica in un determinato tempo, laddove tale cultura è fra l’altro sempre in cambiamento e in rimescolamento con altre). In generale, però, si può fare storia delle religioni, secondo Brelich, perché vi sono delle somiglianze generali in molti fenomeni storici che, nelle epoche e nei luoghi più svariati, riguardano gli sforzi di gruppi sociali di controllare in qualche modo umanamente, attraverso “credenze, azioni, istituzioni, comportamenti ecc.”, “quanto, nella loro concreta esperienza del reale, sembra sfuggire ad ogni altro mezzo di controllo da parte degli uomini” (Prolegomènes, ed. it. Brelich 1976, p. 31). Proprio evidenziare le somiglianze e le particolarità specifiche di questi fenomeni sociali nelle diverse culture, ciascuna con caratteristiche innovative proprie, è, per Brelich, il compito della scienza storica delle religioni.
Omar Brino
Biblio-sitografia
P. Xella, Bibliografia degli Scritti di Angelo Brelich, in A.B., Mitologia, politeismo, magia e altri studi di storia delle religioni, 1956-1977, a cura di P. Xella, Napoli, 2002, pp. 165-172
Opere principali
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Aspetti della morte nelle iscrizioni sepolcrali dell'impero romano, Dissertationes Pannonicae, 1/7, Budapest, 1937
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A triumphator, Pecs, 1937
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Die Geheime Schutzgottheit von Rom, Zürich, 1949
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Vesta, Zürich 1949.
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Tre variazioni romane sul tema delle origini, Roma 1953; II ed., Roma 1976; nuova ed. a cura di A. Alessandri; prefazione di E. Montanari, Roma, 2010
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Un culto preistorico vivente nell’Italia centrale. Saggio storico-religioso sul pellegrinaggio alla SS. Trinità sul Monte Autore, in “Studi e materiali di Storia delle religioni”, 24-25, 1953-54, pp. pp. 36-59
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Appunti su una metodologia (K. Kerényi, Umgang mit Göttlichem, Göttingen, 1955), in "Studi e materiali di storia delle religioni", 27, 1956, pp. 1-30
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Gli eroi greci. Un problema storico-religioso, Roma, 1958; nuova ed. Milano, 2010
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Guerre, agoni e culti nella Grecia arcaica, Bonn, 1961
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Introduzione alla storia delle religioni, Roma 1966; II ed. 1978
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Paides e parthenoi, vol. 1 (unico uscito), Roma 1969 (nuova ed. a cura di A. Alessandri e C. Cremonesi; prefazione di P. Scarpi, Roma, 2013)
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Prolegomènes à une Histoire des religions, in H.-Ch. Puech (ed.), Histoire des religions, I (Encyclopédie de la Pléiade), Paris 1970, 3-59 (ed. it. Prolegomeni a una Storia delle religioni, in H.-Ch. Puech [ed.], Storia delle religioni, Roma-Bari 1976, vol. l, pp. 1-55).
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Problemi di mitologia I: un corso universitario, in “Religioni e Civiltà”, 1, 1972, pp. 331-528; nuova ed. con il titolo Come funzionano i miti: l'universo mitologico di una cultura melanesiana, a cura di M.G. Lancellotti, Bari, 2003
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Grieken en goden, Bussum 1975; ed. it. I Greci e gli dei, a cura di V. Lanternari e M. Massenzio, Napoli 1985
Pubblicazioni e raccolte postume di scritti e lettere
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Storia delle religioni: perché?, a cura di V. Lanternari, Napoli 1979
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Il cammino dell'umanità, a cura di D. Sabbatucci, Roma 1985.
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Mitologia, politeismo, magia e altri studi di storia delle religioni, 1956-1977, a cura di P. Xella, Napoli, 2002
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Presupposti del sacrificio umano, prefazione di M. Massenzio, Roma, 2006 [dalle dispense universitarie]
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Tabù, miti e società. Economia e religione nell'analisi delle culture, a cura di C. Nieri, Bari, 2007 [dalle dispense universitarie]
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Il politeismo, a cura di M. Massenzio e A. Alessandri; prefazione di M. Augé, Roma, 2007 [dalle dispense universitarie]
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Le iniziazioni, a cura di A. Alessandri; prefazione di D. Fabre, Roma, 2008 [dalle dispense universitarie]
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Teatri di guerre agoni culti nella Grecia antica, a cura di E. Dettori, prefazione di M.G. Bonanno, Roma, 2009
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con K. Kerényi, Tra gli asfodeli dell’Elisio. Carteggio 1935-1959, a cura di A. Alessandri, Roma 2011.
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Introduzione allo studio dei calendari festivi, prefazione e cura di I.E. Buttitta, Roma, 2015 [dalle dispense universitarie]
Scritti sull’autore
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Augè M., Prefazione, in A.B., Il politeismo, a cura di M. Massenzio e A. Alessandri; prefazione di M. Augé, Roma, 2007, pp. 7-9
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Bonanno M.G., Prefazione, in A.B., Teatri di guerre agoni culti nella Grecia antica, a cura di E. Dettori, prefazione di M.G. Bonanno, Roma, 2009, pp. 7-36
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Buttitta I., Prefazione, in A.B., Introduzione allo studio dei calendari festivi, prefazione e cura di I.E. Buttitta, Roma, 2015, pp. 7-31
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Fabre D., Prefazione, in A.B., Le iniziazioni, a cura di A. Alessandri; prefazione di D. Fabre, Roma, 2008, pp. 7-38
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Ferri G., Perché leggere ancora «Quirinus. Una divinità romana alla luce della comparazione storica» di Angelo Brelich?, in “Anabases”, 25 | 2017, pp. 179-190
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Francescon E., Raffaele Pettazzoni e Angelo Brelich. La storia delle religioni tra lo storicismo e il comparativismo, Firenze, 2005
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Lancellotti M.G. e Xella P. (a cura di), Angelo Brelich e la storia delle religioni: temi, problemi e prospettive, Atti del Convegno di Roma, C.N.R., 3-4 dicembre 2002, Verona 2005
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Lancellotti M.G., Introduzione, in A.B., Come funzionano i miti: l'universo mitologico di una cultura melanesiana, Bari, 2003 pp. 7-24
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Lanternari V., Introduzione, in A.B., Storia delle religioni: perché?, Napoli 1979, pp. 11-18
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Lanternari V., Massenzio M., Sabbatucci D. (a cura di), Scritti in memoria di Angelo Brelich promossi dall'Istituto di Studi storico-religiosi dell'Università degli studi di Roma, Bari, 1982
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Massenzio M., Prefazione a A. Brelich, I Greci e gli dei, Napoli 1985, pp. 9-11
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Massenzio M., Il rapporto economia-religione nel pensiero di Angelo Brelich, in “Studi e materiali di storia delle religioni”, 54, 1988, pp. 277-288
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Massenzio M., 2006, Prefazione, in A.B., Presupposti del sacrificio umano, prefazione di M. Massenzio, Roma, 2006, pp. 7-16
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Montanari E., Categorie e forme nella storia delle religioni, Milano, 2001
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Montanari E., Prefazione, in A.B., Tre variazioni romane sul tema delle origini, nuova ed. a cura di A. Alessandri; prefazione di E. Montanari, Roma, 2010, pp. 7-25
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Nieri C., Introduzione, in A.B., Tabù, miti e società. Economia e religione nell'analisi delle culture, Bari, 2007, pp. 7-28
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Piccaluga G. (a cura di), Perennitas. Studi in onore di Angelo Brelich, promossi dalla Cattedra di Religioni del mondo classico dell’Università degli Studi di Roma, Roma, 1980
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Sabbatucci D., Introduzione editoriale, in A.B., Il cammino dell'umanità, Roma, 1985, pp. IX-X
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Sabbatucci D., Angelo Brelich, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 34 Roma, 1988, sub voce
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Santi C., Un discorso sul metodo storico-religioso: lo scritto Ad philologos di Angelo Brelich, in “Storiografia”, 8, 2004, pp. 185-198
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Santiemma A., L’“economico” nella prospettiva storico-religiosa di Angelo Brelich, in “Studi e Materiali di Storia delle religioni”, 56, 1990, pp. 279-291
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Scarpi P., Introduzione, in A.B., Paides e parthenoi, a cura di A. Alessandri e C. Cremonesi, Roma, 2016, pp. 7-16
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Szilágyi J.G., Percorsi divergenti, in K. Kerényi - A. Brelich, Tra gli asfodeli dell’Elisio. Carteggio 1935-1959, a cura di A. Alessandri, Roma 2011, pp. 67-80
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Xella P., Prefazione e Introduzione, in A.B., Mitologia, politeismo, magia e altri studi di storia delle religioni, 1956-1977, Napoli, 2002, pp. 1-16
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Taviani P., Ridere un mondo. Temi storico-religiosi in Pettazzoni, Brelich, de Martino, Roma, 2012