Pietro Prini

Belgirate, 1915 - Pavia, 2008

Vita e opere

 

Pietro Prini nasce nel 1915 da una famiglia modesta a Belgirate, sulla riva piemontese del Lago Maggiore. Riesce a proseguire gli studi grazie all’aiuto di una maggiorente locale, frequentando il Liceo classico presso il Seminario di Arona. Rimane in Seminario fino al 1937, quando abbandona questa istituzione (ma non la fede cattolica) “per amore della filosofia”, come dichiarerà in seguito. L’anno seguente vince una borsa di studio, che gli assicura la gratuità degli studi, presso il Collegio Borromeo di Pavia e si iscrive alla Facoltà di filosofia della città lombarda, dove rimane fino alla laurea nel 1942, legandosi dapprima ad Adolfo Levi e poi, dopo la cacciata dell’eminente studioso a causa delle leggi razziali, a M. F. Sciacca,  sotto la cui guida compone la tesi di laurea su “Il problema dell’essere e delle categorie nella Teosofia di Antonio Rosmini”. Tra il 1943 e il 1945, affetto da una malattia polmonare, è ricoverato presso il Collegio Borromeo, trasformato in ospedale militare dai tedeschi. Nel periodo della degenza collabora con la Resistenza e insieme approfondisce gli studi di filosofia antica, soprattutto di Plotino, che rimarrà sempre uno dei suoi filosofi preferiti.  Nel 1950, grazie a una borsa di studio del Ministero degli Esteri, trascorre a Parigi nove mesi, durante i quali entra in contatto con J. Wahl, R. Le Senne, L. Lavelle e, soprattutto, con G. Marcel, che verrà riconosciuto da Prini come maestro d’elezione e a cui dedicherà un libro fondamentale, Gabriel Marcel e la metodologia dell’inverificabile, assai apprezzato dal filosofo francese e tradotto in più lingue. Dopo aver conseguito la libera docenza in Filosofia teoretica nel 1951, Prini segue a Genova il suo maestro accademico, Sciacca, diventando incaricato di Storia della Filosofia presso l’Università di Genova dal 1953 al 1959. Dopo aver ricoperto dal 1959 al 1961 l’incarico di Filosofia Morale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia, vince nel 1961 il concorso di Filosofia Teoretica e dal 1962 inizia la sua attività come ordinario presso l’Università di Perugia. Nel 1964 viene chiamato a coprire la cattedra di Storia della Filosofia, che terrà fino al pensionamento nel 1985, nella Facoltà di Magistero dell’Università “La Sapienza” di Roma. Dalla fine degli anni ’60 fino alla riforma del ’75 Prini presiede il Comitato direttivo della Rai (da quest’esperienza nascerà Il paradosso di Icaro, una meditazione sul rapporto tra cultura alfabetica e cultura iconico-orale in cui viene tematizzata la distinzione tra ‘bisogno’ e ‘desiderio’ e viene formulata per la prima volta la tesi per cui “pensare … è la forma più profonda del nostro desiderare”). Dirige le riviste “Proteus” (1970-1975), “Cultura e politica” (1967-1971) e “Giornale di Metafisica” (1978-1980), organizza i Convegni internazionali Il mondo di domani, dei cui Atti cura la pubblicazione, presiede diverse Istituzioni educative.

Prini nel corso della sua vita conobbe una strana fortuna: mentre fino agli anni Novanta il filosofo era unanimemente riconosciuto come “il decano della filosofia cattolica italiana” (Vattimo) e veniva considerato come il più eminente esponente, insieme a Pareyson, dell’esistenzialismo cristiano in Italia, la pubblicazione dello Scisma sommerso (1998, 1999), un’opera centrata sulla crescente divaricazione tra la dottrina ufficiale della Chiesa, da una parte, le concezioni e le pratiche dei cattolici italiani, dall’altra,  suscitò una grande ammirazione in molti intellettuali laici e in alcune personalità di spicco della cultura cattolica, come Enzo Bianchi, ma incontrò il rifiuto o la diffidenza della parte maggioritaria del mondo cattolico. Recentemente si è verificata una ripresa d’interesse nei confronti del pensiero di Prini, con una serie di convegni e di ricerche, accompagnata dalla pubblicazione dell’opera postuma Ventisei secoli nel mondo dei filosofi (2015).

 

Il pensiero filosofico-religioso

 

Nell’ultima intervista concessa prima di morire, nel 2005, Prini suddivide la sua opera in tre periodi. Il primo (che va dal dopoguerra agli inizi degli anni ’60) è caratterizzato dal cammino lungo gli Itinerari del platonismo perenne (1950). Prini fa interagire, in modo originale, tre filosofi: Plotino, Rosmini e Marcel (il filosofo francese viene privilegiato tra tutti gli esistenzialisti, che pure vengono accuratamente studiati da Prini in una serie di ricerche che culminano con la Storia dell’esistenzialismo. Da Kierkegaard a oggi del 1989).

Plotino, particolarmente amato da Prini, sarà oggetto di numerosi studi (l’ultimo, Plotino e la fondazione dell’umanesimo interiore, uscirà nel 1992). Nel primo periodo Prini recupera con particolare vigore L’etica della contemplazione creatrice e il suo fondamento nella filosofia di Plotino (1946): di fronte alla centralità assunta nella modernità dalla prassi faustiana, con le correlate categorie dell’utile economico e/o dell’ideologico totalitario, occorre ripensare il valore della theoría, la plotiniana contemplazione creatrice, come carattere eminente di Dio a cui deve corrispondere nell’essere umano l’apertura meditativa al Sé profondo, il legame con la prima radice. La bellezza acquista in questa concezione una caratteristica insieme rivelativa e soteriologica (“la bellezza salverà il mondo”, come diceva Dostoevskij).

L’idea dell’essere di Rosmini viene interpretata in modo esistenzialistico, seguendo la Teosofia, come presenzialità di Dio latente nel mondo, virtualità che deve essere riscoperta e attualizzata in un percorso non semplicemente di astrazione logica, come nel Nuovo saggio sull’origine delle idee, ma di metánoia radicale nell’esistenza: “adorare, tacere, godere”, secondo le tre parole confidate sul letto di morte da Rosmini all’amico A. Manzoni.

Nella meditazione di Marcel l’obiettivo polemico è lo scientismo, che costituisce uno dei tratti distintivi della modernità occidentale. Il postulato di questa concezione del sapere consiste nel considerare il discorso scientifico l’unico  significativo sul piano della verità. Se la caratteristica della scienza, ciò che ne costituisce la gloria ma insieme il limite, è di essere universale, cioè indifferente alle particolarità individuali e insieme verificabile da tutti coloro che ne abbiano le competenze, la tesi di Marcel è che esista un ambito di esperienze esistenziali in senso lato religiose che per principio si sottraggono alla logica dell’universale e possono essere comprese se e nella misura in cui vengono condivise dal singolo. In questo caso, all’atteggiamento prevalente nelle società occidentali moderne, di tipo obiettivo e insieme acquisitivo (la logica dell’avere) subentra un atteggiamento  di ascolto, di contemplazione, di ammirazione (apertura all’essere) ed emerge una fondamentale ‘umiltà ontologica’. Questo atteggiamento a prima vista e superficialmente può apparire inerte e passivo, mentre invece è il presupposto per una attività che non sia auto-centrata,  cieca e sorda all’alterità. Va però segnalata una importante differenza tra Marcel e Prini, che emergerà nel corso degli anni: in Marcel, come in Heidegger, la critica dello scientismo tende a scivolare nel rifiuto della scienza, mentre Prini, seguendo l’esempio di Jaspers, distinguerà sempre più nettamente le due categorie concettuali, con un atteggiamento di profonda simpatia per le conquiste intellettuali delle scienze, considerate un termine di riferimento ineludibile anche per il discorso religioso (che pure  ha tutt’altre origini).  

Il secondo periodo del pensiero di Prini, profondamente segnato dal cambiamento nell’atteggiamento verso il mondo moderno introdotto nella Chiesa cattolica dal Concilio Vaticano II (1962-1965), inizia con Discorso e situazione (1961). In questo testo viene delineato un esame sistematico delle diverse forme argomentative del discorso razionale “situato”, ossia in relazione al suo proprio oggetto e al suo proprio uditorio: la verifica come forma della prova del discorso oggettivo o scientifico, la testimonianza come forma della prova del discorso privato o intersoggettivo, la determinazione particolare, come forma del discorso collettivo o ideologico. Questa disamina si conclude con l’individuazione di un’ontologia semantica (espressione coniata da Prini) come forma più adeguata di accostamento alla struttura profonda del reale. Questa  concezione implica una rottura con l’ontologia apofantica, meramente logica, che era stata considerata da Aristotele come l’unica adeguata alla considerazione della realtà. L’impostazione aristotelica, assunta nella sintesi geniale di s. Tommaso d’Aquino, sarebbe stata dichiarata nel XIX secolo, nella versione sempre più povera concettualmente del neotomismo scolastico, come la philosophia perennis della Chiesa cattolica, trasformandosi così in una ideologia – l’ideologia della battaglia della Chiesa cattolica contro lo spirito della modernità (questo tema verrà sviluppato sistematicamente in uno degli ultimi libri di Prini, La filosofia cattolica italiana del Novecento, del 1996). L’ontologia semantica, invece, è un’ontologia del Sacro. Secondo Prini, sulla scorta dei maestri della fenomenologia della religione, il Sacro è un fattore costitutivo dell’umano. Esso non si lascia ridurre ad altro: se si cerca di compiere questa operazione di riduzione, ricompare come idolatrico, tremendo, maledetto, terribile. Questa concezione si combina con una valorizzazione della laicizzazione, tipica della cultura dell’Occidente moderno, in quanto purificazione del Sacro, cioè depurazione dagli elementi magici e superstiziosi con cui esso si presentava avvolto nella sua origine storica  (cfr. La tecnologia come autenticazione del sacro, 1964, Il sacro come evento demistificante, 1973). L’esperienza del Sacro e del Santo, cioè la fede (nello specifico, la fede cristiana) non va confusa con la dottrina, che è invece il tentativo di categorizzare questa esperienza in un determinato contesto storico-culturale. E’ necessario separare rigorosamente il Cristianesimo, come messaggio di salvezza universale perché metastorico, dalla cristianità, la civiltà-mondo occidentale assunta in un periodo della sua storia, tra Medio Evo e principio dell’età moderna. Occorre tornare al principio enunciato da s. Anselmo, ma di lontana origine agostiniana, Fides quaerens intellectum, integrandolo con un altro principio fondamentale del maestro di Ippona: Fides si non cogitetur, nulla est. Pensare la fede oggi, nei tempi della modernità e della ipermodernità, significa evitare di ridurla a un coacervo di dottrine tradizionali immutabili, comprendendo invece queste ultime come una serie di approssimazioni storiche che devono essere via via reinterpretate: questo il compito fondamentale che occuperà il pensiero di Prini, nel passaggio dal secondo al terzo periodo (a partire dal 1989).  La modernità è l’età della scienza e della tecnica. Le riserve che Prini muoveva sull’orientamento fondamentale di questa civiltà non dovevano impedire di assimilarne i tratti positivi (da questa impostazione deriva la ricerca epistemologica del primo allievo di Prini, D. Antiseri).  Da qui l’avvertimento metodologico che Prini avanzava: “La scienza non è certamente la chiave ermeneutica della Rivelazione: ma ne può liberare il senso da interpretazioni certamente false” (Il cristianesimo nella società di domani, 1968). E, nello Scisma sommerso (1997-1998):”Il linguaggio simbolico, che è proprio del Sacro, non può essere confuso con il linguaggio fattuale, che è proprio della narrazione profana”.  

Ricordiamo qui alcune delle principali implicazioni di questa concezione teoretica. 1) Il recupero dei valori, di lontana origine cristiana, che si sono affermati nella mode rnità occidentale spesso non per opera della Chiesa cattolica, ma nonostante la Chiesa cattolica: il principio della uguale dignità di tutti gli esseri umani, che apriva le porte alla democrazia politica e alle lotte per la giustizia sociale; il rispetto, a ciò connesso, della libertà di coscienza, di religione, di opinione,  di stampa ecc.; una concezione mite della pena, finalizzata alla rieducazione del reo.  2) Una rivalutazione della corporeità (Il corpo che siamo, 1991), per motivi sia gnoseologici (già Rosmini parlava della centralità del ’sentimento fondamentale corporeo’) sia etici, superando così una tradizione plurisecolare di ascetismo mortificante, di svalutazione della terra, di culto del sacrificio come fine a se stesso e suprema forma della virtù cristiana. A ciò era connessa una ipercolpevolizzazione degli esseri umani, in quanto “massa di dannati” (s. Agostino) e  un’idea di Dio come “giustiziere dagli occhi di lince”. 3) Una più adeguata immagine del Dio cristiano, la cui caratteristica precipua deve essere compresa come la misericordia.  4) L’ecumenismo e il dialogo inter-religioso, oltre che intra-cristiano, come apertura alle autentiche conquiste spirituali e religiose che possono venire da altre civiltà-mondo, tenendo presente il principio paradossale enunciato una volta dal cardinal Martini: “Dio non è cattolico”, cioè è al di là delle anguste delineazioni confessionali (è un orizzonte, un cammino e una meta, non è il possesso monopolistico di alcuno, è spirito e non dottrina). In sintesi si può dire che questa impostazione postula un aperto dialogo tra Cristianesimo e modernità. In questo senso essa è apparsa come “un’anticipazione del magistero morale di papa Francesco” (G.Piana).

Walter Minella


 

Biblio-sitografia

 

Opere principali dell'autore

La più completa bibliografia disponibile degli scritti di e su Prini si trova alla fine della monografia di Walter Minella, Pietro Prini, pp. 605-652.

  • Itinerari del platonismo perenne, Torino, 1950
  • Gabriel Marcel e la metodologia dell’inverificabile. Prefazione di Gabriel Marcel, Roma, 1950
  • Esistenzialismo, Roma, 1953
  • Verso una nuova ontologia, Roma, 1957
  • Rosmini postumo: la conclusione della filosofia dell’essere, Roma, 1961  
  • Discorso e situazione, Roma, 1961
  • Cristianesimo e Filosofia in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia», Università degli Studi di Perugia, Perugia 1964 pp. 129-140 e in «Giornale di Metafisica» (1964) 4-5, pp. 460-469
  • Cristianesimo e ideologia, Fossano, 1974
  • Il paradosso di Icaro. La dialettica del bisogno e del desiderio, Roma, 1976
  • Il paradosso di Icaro: l’educazione del desiderio e del bisogno, 2˚ ed. riveduta e accresciuta, Roma, 1976 (ripubblicato a Roma, 2017, a cura di G. Gamaleri, postfazione di G. Sandrini e P. Milanesi)
  • L’ambiguità dell’essere. Intervista filosofica e altri saggi, Genova, 1989
  • Storia dell’esistenzialismo. Da Kierkegaard a oggi, Roma, 1989
  • Il corpo che siamo. Introduzione all’antropologia etica, Torino, 1991
  • Plotino e la fondazione dell’umanesimo interiore, Milano, 1992
  • Il pensiero nomade: una nuova proposta filosofica, intervista a Pietro Prini a cura di C. Cavaglià, «Tempo presente»  133-134, pp. 68-77
  • Il cristiano e il potere. Essere per il futuro, Roma, 1993
  • La filosofia cattolica italiana del Novecento, Roma-Bari, 1996
  • Introduzione a Rosmini, Roma-Bari, 1997
  • Le stresiane. Dialoghi tra Antonio Rosmini e Alessandro Manzoni raccolti a Stresa da Ruggero Bonghi, Cura e Introduzione di Pietro Prini, Casale Monferrato, 1997
  • La filosofia cattolica del Novecento. Intervista a Pietro Prini a cura di S. Arcoleo, in «Segni e comprensione»,  XII, N.S., 33, 1998, pp. 5-32
  • Lo scisma sommerso, s.i.l., 1998
  • Lo scisma sommerso, Milano, 1999 (ripubblicato a Novara, 2016, con prefazione di Enzo Bianchi e postfazione di Giannino Piana)
  • Intervista a Pietro Prini, a cura di V. Grassi, 15 gennaio 2005, in appendice a P. Prini, Terra di Belgirate,  Nuova edizione, curata da V. Grassi, con l’aggiunta di Notizia sull’autore, Belgirate, 2005, pp. 175-180
  • Pietro Prini in D. Antiseri e S. Tagliagambe (a cura di), Storia della filosofia. 14. Filosofi italiani contemporanei, Milano 2008
  • Ventisei secoli nel mondo dei filosofi, a cura di Walter Minella, Caltanissetta-Roma,  2015, Inediti

Inediti

Testi ritrovati nel “Fondo Pietro Prini”, custodito presso il Collegio Ghislieri di Pavia, e pubblicati

Visita a Borges in Paradiso in “Avvenire”, domenica 6 settembre 2015, p. 23

Roberto Cutaia, Prini, un filosofo che canta i Salmi (sono riportati alcuni passaggi di un commento ai Salmi di Prini) in “Avvenire”, martedì 21 giugno 2016, p. 28

Croce e Gentile secondo Prini ( a cura di A. Loffi) in “Avvenire”, sabato 13 maggio 2017, p. 23

 

Scritti sull’autore e il suo pensiero religioso

  • Antiseri D, e Conci D. (a cura di), Il desiderio di essere. L’itinerario filosofico di Pietro Prini, Roma, 1996
  • Muscherà B., L’ontologia del desiderio in P. Prini, Genova-Milano, 2005
  • Flematti M. (a cura di), Pietro Prini, filosofo e uomo, Verbania, 2012
  • Minella W., Pietro Prini, Città del Vaticano, 2016

Sono in corso di pubblicazione gli atti di due convegni nazionali sul pensiero di Prini: Pietro Prini filosofo cristiano, a cura di Massimo Flematti e Gianni Mussini, Pavia e Credere oggi in Dio e nell’uomo: ancora e nonostante. L’attualità del pensiero di Pietro Prini, filosofo del dialogo tra Fede e Scienza,  a cura di Walter Minella, Andrea Loffi, Massimo Flematti e Giorgio Sandrini, Roma.

Sito web dedicato  

www.pietroprini.org