Urbino 1925-Roma 1993
Vita e opere
Italo Mancini nacque a Schieti, una frazione del comune di Urbino, il 4 marzo del 1925. Di umili origini, compì gli studi seminariali a Fano e fu ordinato sacerdote nel 1949. Proseguì quindi gli studi nell’Università Cattolica di Milano, dove nel 1953 si laureò in filosofia con Gustavo
Bontadini. Divenuto assistente di quest’ultimo, ottenne nel 1959 la libera docenza in Filosofia teoretica dopo la pubblicazione di
Ontologia fondamentale (1958). Le opere successive
Il giovane Rosmini (1963) e
Filosofi esistenzialisti (1964), danno dimostrazione del tentativo di articolare i motivi tipici della filosofia neo-scolastica nella cornice del dibattito filosofico contemporaneo, rinnovando al tempo stesso la critica nei confronti del rosminianesimo.
Dopo aver assunto l’incarico di Storia del cristianesimo nell’Università di Urbino e quello di Filosofia della religione presso la Cattolica di Milano, gli interessi teorici di Mancini si volsero esplicitamente verso quest’ultima disciplina e ad essa sono dedicati il volume Linguaggio e salvezza (1964) e soprattutto la sua Filosofia della religione (1968), più volte rieditata. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta egli lavorò intensamente sul rapporto tra filosofia e teologia sotto diverse prospettive. Sono testimonianza di questo notevolissimo impegno le opere Bonhoeffer (1969) Kerygma (1970), Teologia, ideologia, utopia (1974), Kant e la teologia (1975), Futuro dell’uomo e spazio per l’invocazione (1975), Novecento teologico (1977). Divenuto professore ordinario nel 1973, lasciò la Cattolica, e assunse l’insegnamento di Filosofia teoretica nella Facoltà di Magistero dell’Università di Urbino e, per incarico, quello di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza che tenne per tutto il corso successivo della sua carriera accademica.
Nella seconda metà degli anni Settanta l’attività di Mancini oltrepassò i confini dell’accademia per animare il dibattito pubblico, concentrandosi soprattutto sul versante culturale del dialogo tra cristianesimo e comunismo. Espressione di questo impegno sono le opere Con quale comunismo (1976), Con quale cristianesimo (1978), Come continuare a credere (1980) e Il pensiero negativo e la nuova destra (1983). Nel 1979, per iniziativa dell’allora Rettore dell’Università di Urbino, Carlo Bo, e avvalendosi della collaborazione di numerosi allievi, Mancini fondò l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, l’unico in Italia ad essere operante all’interno di un’università pubblica (al tempo) e statale ora, con l’idea di reintrodurre lo studio della teologia nell’ordinamento accademico italiano. Nel 1981 fondò la rivista “Hermeneutica” di cui assunse la direzione.
A partire dagli anni Ottanta l’interesse di Mancini nei confronti della Filosofia del diritto divenne prevalente, come dimostrano i volumi Filosofia della prassi (1986) e L’ethos dell’Occidente (1990), anche se egli non tralasciò di coltivare ancora tanto l’interpretazione filosofica del cristianesimo, attestata da Tre follie (1986) e Scritti cristiani (1991), quanto il lavoro puramente accademico. Di quest’ultimo è espressione eminente la Guida alla Critica della ragione pura, pubblicata in due volumi nel 1982 e 1988, frutto dei molti corsi di Filosofia teoretica dedicati a Kant, che proseguiva il percorso avviato già negli anni Settanta con le alcune dispense universitarie dedicate a grandi figure della filosofia moderna (Locke, Leibniz).
Gli ultimi anni della sua instancabile attività accademica e pubblica furono guastati dal manifestarsi della malattia cardiaca che lo portò alla morte, nel corso di un ricovero ospedaliero a Roma, il 7 gennaio del 1993. Sono stati pubblicati postumi la raccolta Diritto e Società (1993) e il Frammento su Dio (2000), l’ultimo libro incompiuto a cui Mancini stava lavorando in vita..
Il pensiero filosofico-religioso
La riflessione di Italo Mancini è sostanzialmente divisa in tre fasi: nella prima egli si è dedicato all’indagine ontologico-metafisica con il fine di esplicitare le condizioni di possibilità dell’affermazione di Dio, nella seconda alla fondazione della filosofia della religione come disciplina autonoma e alla declinazione del discorso teologico cristiano nel contesto della filosofia moderna e contemporanea, nella terza all’illustrazione del legame tra diritto e morale mediante la ripresa di autori classici e moderni svolta in chiave critica nei confronti del positivismo giuridico e del relativismo etico.
La parte centrale della sua attività, quella dedicata alla filosofia della religione, appare come la più consistente dal punto di vista della produzione e la più rilevante dal punto di vista teorico. L’interesse per questa disciplina di studi, di cui Mancini è stato uno dei primi docenti in Italia, è scaturito dal tentativo di conciliare due dimensioni che gli apparivano ad un tempo intimamente unite e profondamente separate. La prima dimensione è quella teoretica dell’affermazione filosofica di Dio che per Mancini emerge, sulle orme di Bontadini, dal terreno dell’ontologia fondamentale e assume la forma rigorizzata dell’argomento ex contingentia mundi. L’assoluta divaricazione logica tra essere e non essere mette in luce la contraddizione ontologica presente nell’esperienza del mondo, e facendo leva su questa contraddizione, che impedisce di confondere il mondo con il Tutto, è possibile inferire (non intuire) l’esistenza di un essere che possiede i caratteri della illimitatezza e della assolutezza, cioè appunto di Dio. La seconda dimensione è quella delle religioni storiche e in particolare del cristianesimo, dove la conoscenza di Dio è acquisita mediante particolari eventi storici e la comunicazione verbale tra Dio e l’uomo e spesso ha luogo secondo caratteristiche che sono contrarie all’abituale esercizio della ragione umana. Per questa comprensione delle religioni storiche e del cristianesimo è stato determinante per Mancini l’incontro con la teologia protestante realizzato nei primi anni Sessanta, in particolare con Karl Barth, così come l’attenzione verso il tema dell’ermeneutica che dall’originario alveo teologico-giuridico stava indirizzandosi, proprio in quegli anni, verso l’ambito filosofico.
Secondo Mancini la filosofia della religione dovrebbe tenere assieme, pur nella consapevolezza della loro irriducibilità, queste due dimensioni. Nella sua Filosofia della religione (1968), egli opera questo tentativo muovendosi su due direttrici: la prima è quella di una critica di alcuni modelli di filosofia della religione moderni e contemporanei, definiti come “spuri”, che concepiscono la religione alla stregua di una struttura trascendentale, di un a priori, sostanzialmente indifferente nei confronti delle religioni storiche. Rispetto a questi modelli (che sono quelli illuministici, idealistici, neo-kantiani), Mancini fa valere un diverso modello, da lui definito kerygmatico o puro, che consiste nel derivare il concetto di religione dalle stesse tradizioni religiose e nella fattispecie dal cristianesimo. L’accento di Mancini cade dunque sull’autonomia dell’esperienza religiosa rispetto a qualsiasi sua condizione di possibilità trascendentale, ma diversamente dai teorici della fenomenologia della religione, egli dà di tale autonomia un’interpretazione spiccatamente eteronoma, collegandola univocamente all’automanifestazione di Dio nella storia mediante eventi storici, parole, gesti.
Una volta assodato questo aspetto del religioso, sorge tuttavia il problema di giustificarlo razionalmente e questo è possibile attraverso la seconda direttrice che è appunto quella dell’argomentazione ontologico-metafisica. Essa, ancora una volta, segue la strada indicata da Bontadini per mezzo del cosiddetto “principio di creazione”, ovvero mediante lo stesso argomento di teologia razionale richiamato in precedenza, ma formulato in modo tale da evitare le ambiguità che avevano reso possibile il suo utilizzo in chiave anti-teistica da parte di Emanuele Severino. Questa seconda direttrice è formalmente distinta dalla prima, il che vuol dire che il principio di creazione non offre una fondazione razionale della religione, bensì soltanto quello che Mancini chiama uno “schema di possibilità”. Come accade nella concezione diltheyana dell’ermeneutica come teoria del sapere storico, da lui espressamente valorizzata rispetto a quella schleiermacheriana o heideggeriana, lo schema di possibilità metafisico comprende l’evento storico-religioso senza però determinare una metábasis eis állo génos (“spostamento in un altro genere”, secondo l'errore logico già così definito da Aristotele).
Le molte ricerche che Mancini ha condotto sul rapporto tra filosofia e teologia negli anni successivi non hanno modificato nella sostanza questa impostazione. L’interesse prevalente per la teologia protestante e per la filosofia di Kant hanno semmai rafforzato l’idea che l’argomentazione metafisica non sia in grado di produrre una fondazione del discorso religioso, per quanto Mancini abbia sia sempre difeso, come testimonia il Frammento su Dio, l’intenzionalità teologica del linguaggio, sia ribadito, sulla scia di Kant, che la metafisica non è un’illusione, ma risponde ad un costitutivo “bisogno della ragione”, che è quello di elevarsi alla totalità. Come egli ha scritto nell’appendice alla seconda edizione della Filosofia della religione (1978), l’accordo tra teoresi filosofica e mondo storico delle religioni, cioè la filosofia della religione, è più un’“utopia” o un ideale regolativo che un obiettivo raggiungibile. Egli ha quindi considerato questa disciplina essenzialmente come il tentativo di far coesistere i contrari e non tanto come la ricerca di una sintesi. L’insistenza nei suoi ultimi scritti sulla cosiddetta “logica dei doppi pensieri” è un’ulteriore espressione e modulazione di questo convincimento che ha segnato tutta la sua opera.
Andrea Aguti
Biblio-sitografia
Opere principali
- Ontologia fondamentale, Brescia 1958.
- Il giovane Rosmini. La metafisica inedita, Urbino 1963.
- Filosofi esistenzialisti, Urbino 1964.
- Linguaggio e salvezza, Milano 1964.
- Filosofia della religione, Roma 1968 (II ed. 1978, III ed. riveduta e ampliata, Genova 1986, IV ed. Brescia 2007).
- Bonhoeffer, Firenze 1969 (II ed. Brescia, 1995).
- Kérygma, Urbino 1970.
- Teologia, ideologia, utopia, 1974 Brescia (II ed. 1978, III, ed. Brescia 2011).
- Futuro dell’uomo e spazio per l’invocazione, Ancona 1975.
- Kant e la teologia, Assisi 1975.
- Con quale comunismo, Vicenza 1976.
- Novecento teologico. Barth, Bultmann, Bonhoeffer, Firenze 1977 (II ed. Brescia 2009).
- Con quale cristianesimo, Roma 1978.
- Come continuare a credere, Milano 1980.
- Negativismo giuridico, Urbino 1981.
- Guida alla Critica della ragion pura, vol. I, Urbino 1982.
- Il pensiero negativo e la nuova destra, Milano 1983.
- Filosofia della prassi, Brescia 1986.
- Tre follie, Milano 1986.
- Guida alla Critica della ragion pura, vol. II, Urbino 1988.
- Tornino i volti, Genova 1989.
- L’ethos dell’Occidente, Genova 1990 (II ed. Brescia 2014).
- Scritti cristiani. Per una teologia del paradosso, Genova 1991.
- Diritto e società. Studi e testi, Urbino 1993.
- Frammento su Dio, Brescia 2000.
- Interviste autobiografiche e autopresentazioni:
- Cristianesimo e culture, Lecce 1984
- Teologia dei doppi pensieri, in Essere teologi oggi, Casale Monferrato 1986, pp. 81-95.
Scritti sull'autore e il suo pensiero filosofico-religioso
- AA. VV., Il numero monografico di “Hermeneutica”, II n. s. (1995), dal titolo Kerygma e prassi. Filosofia e teologia in Italo Mancini, con contributi di P. Grassi, C. Vigna, A. Di Caro, G. Ripanti, F. Totaro, G. Ferretti, A. Pieretti, F. D’Agostino, L. Alfieri, G. Crinella.
- AA. VV., Italo Mancini. Dalla teoresi classica alla modernità come problema, Studium, Roma 2000
- AA. VV., Il numero monografico di “Asprenas”, 50 (2003), dal titolo Italo Mancini tra filosofia e teologia con contributi di P. Grassi, G. Ripanti, B. Forte, A. Aguti, A. Ascione.
- AA. VV., Il numero monografico di Hermeneutica, II n. s. (2004), dal titolo Filosofia teologia politica. A partire da Italo Mancini, con contributi di P. Grassi, A. Fabris, A. Milano, L. Alici, A. Ascione, A. Aguti, E. Matassi, M. Cacciari, G. Piana, F. D’Agostino, F. Viola, L. Alfieri, E. Moroni, M. Cascavilla, M. Cangiotti.
- AA. VV. Il numero monografico di “Humanitas”, 69 (2014), dal titolo In dialogo con Italo Mancini. Vent’anni dopo, con contributi di P. Grassi, B. Forte, A. Aguti, D. Scalzo, M. Bozzetti, E. Cecchi, C. Vigna, A. Di Caro, M. Cangiotti, E. Moroni, M. Cascavilla, G. Crinella.
- A. Aguti, Italo Mancini. La filosofia della religione tra metafisica e ermeneutica, in G. Micheli-C. Scilironi (ed.), Filosofia italiani contemporanei, Padova 2004, pp. 95-133.
- A. Aguti, Italo Mancini interprete di Rosmini, in “Rosmini Studies”, I (2014), pp. 109-116.
- A. Areddu, Cristianesimo e marxismo nel pensiero di Italo Mancini, Pistoia 2001.
- A. Ascione, Fedele a Dio e alla terra. L'avventura intellettuale di Italo Mancini, Benevento 2014
- A. Ciceri, La lettura del male radicale in Kant proposta da Italo Mancini, in “Rivista di Filosofia Neo-scolastica”, 103 (2011), pp. 691-705.
- G. Ferretti, Italo Mancini filosofo della religione e interprete del cristianesimo, in “Filosofia e Teologia”, 7 (1993), pp.629-665.
- L. Ghisleri, Metafisica, religione ed ermeneutica nel pensiero di Italo Mancini, in “Annuario Filosofico”, 30 (2014), pp. 341-378
- A. Milano, L’ermeneutica verso l’“Oggetto immenso”. La filosofia della religione di Italo Mancini, in Idem, Rivelazione e ermeneutica. Karl Barth, Rudolf Bultmann, Italo Mancini, Urbino 1988
- E. Moroni (ed.), La filosofia politica nel pensiero di Italo Mancini, Urbino 1994
- M. Petricola, Pensare Dio. Il cristianesimo differente di Italo Mancini, Assisi 2011
- M. Petricola, La rilevanza del cristianesimo come paradosso e con-passione. Itinerari teologico-fondamentali in I. Mancini e J. B. Metz, Roma 2015
- G. Rognini, Metafisica e sofferenza. Un itinerario critico con Italo Mancini, Verona 1983.
- V. Sala, Italo Mancini. Filosofo del diritto, Torino 2014.
Siti dedicati
http://www.scienzereligiose.uniurb.it/biblioteca/bibliografia_cronologica_mancini.pdf